Domande frequenti
Quali sono le differenze fra psicologo, psicoterapeuta, psichiatra, psicoanalista?
Nella legge 56/89 sull’Ordinamento della professione di psicologo si legge all’articolo 1: "La professione di Psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito". Lo psicologo deve avere conseguito la laurea in psicologia e quindi l’abilitazione tramite l’esame di Stato e l’iscrizione all’apposito albo professionale. Lo psicologo può avere scelto vari indirizzi nell’ambito della laurea magistrale: indirizzo clinico, del lavoro e delle organizzazione, sociale e di Comunità.
Per divenire psicoterapeuta occorre avere conseguito una specifica specializzazione post lauream di quattro anni presso una scuola riconosciuta dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca). Per accedere a una scuola di psicoterapia occorre essere laureati in Psicologia o in Medicina. Molte scuole di specializzazione richiedono ai propri candidati di aver effettuato una psicoterapia personale o una psicoterapia didattica per potersi specializzare.
Psichiatra è un medico che ha conseguito dopo la laurea la specializzazione in Psichiatria. Lo psichiatra può somministrare psicofarmaci.
Psicoanalista: dal punto di vista legislativo la professione di psicoanalista non è regolamentata. Lo è quella di psicoterapeuta. Storicamente lo psicoanalista è quello freudiano, essendo Freud il fondatore della psicoanalisi. Da quando poi si sono andati moltiplicando gli orientamenti nell’ambito delle cure psicologiche, possiamo affermare che psicoanalista è uno psicoterapeuta psicodinamico o del profondo, che cioè non si sofferma solo sul piano cosciente dell’esperienza, ma sonda insieme al paziente anche quello inconscio, diversamente concepito a seconda della scuola di pensiero.
Ci si può avvalere contemporaneamente di una psicoterapia/psicoanalisi e di una terapia psicofarmacologica?
Senz’altro sì. A volte un aiuto farmacologico può risultare opportuno per un certo tempo al fine di attenuare sintomi invalidanti nel mentre che procedono i colloqui psicoterapeutici che mirano a mettere a fuoco e a superare le cause del malessere.
Io mi avvalgo della collaborazione di uno psichiatra di fiducia a cui invio i pazienti che ritengo abbisognino di un aiuto farmacologico temporaneo.
Quanto può durare una psicoterapia/psicoanalisi?
È difficile rispondere a questa domanda, poiché ogni percorso psicoterapeutico è una storia a sé. Tuttavia, per quanto mi riguarda, non penso sia possibile pervenire ad una modificazione significativa del proprio assetto psichico in breve tempo. In altre parole, io non propongo psicoterapie brevi a cui non credo. Esse al massimo portano ad una temporanea remissione dei sintomi che possono in seguito ricomparire o trasformarsi in sintomi di altro tipo.
Con quale frequenza si svolge una psicoterapia?
Anche la risposta a questa domanda non può essere uguale per tutti. In linea di massima, tuttavia, io lavoro con una cadenza delle sedute di non meno di una volta la settimana, ma posso ritenere necessaria una cadenza maggiore per l’intero percorso o per alcuni tratti di esso. Più è alta la frequenza, maggiore è la possibilità di un lavoro approfondito. Ovviamente, però, occorre bilanciare le esigenze di un efficace lavoro psichico con quelle di tempo ed economiche di ciascuno. Con gli adolescenti il discorso può cambiare ed essere necessaria una maggior flessibilità.
È possibile una psicoterapia a distanza?
Quando una psicoterapia è già iniziata vis à vis, posso continuarla via skype se l’analizzando deve trasferirsi all’estero o comunque ad una eccessiva distanza per garantire la continuità o addirittura la continuazione del trattamento.
La psicoterapia di coppia può portare alla separazione dei partners?
La psicoterapia di coppia ha lo scopo di aiutare i partners a comprendere e a venire a capo delle dinamiche disfunzionali che si sono innescate fra loro, ma questo non garantisce che, poi, l’amore continui ad esserci. A volte, le coppie si fondano su intrecci di equilibri malati che una volta sciolti lasciano il vuoto: in presenza di legami di questo genere che perpetuano solo il malessere, le persone coinvolte nel lavoro di coppia arrivano a decidere che è meglio lasciarsi. A quel punto la psicoterapia aiuta a separarsi. Può sembrare strano, ma a volte è molto difficile separarsi anche in assenza di amore e interesse reciproco.
Entrambi i genitori devono autorizzare la presa in carico psicoterapeutica del figlio?
Sì, entrambi i genitori devono prestare il loro consenso alla presa in carico terapeutica del loro figlio, anche in presenza di una pronuncia dell’autorità giudiziaria di affido esclusivo dello stesso ad un solo genitore, poiché in capo all’altro residua un diritto/dovere di vigilare su come viene esercitata la responsabilità genitoriale. Solo nel caso in cui un genitore sia stato dichiarato decaduto dalla responsabilità genitoriale non è necessaria la sua autorizzazione. Non è necessaria l’autorizzazione dei genitori quando un Tribunale (Ordinario o dei Minorenni) ha affidato il figlio all’Ente (servizio sociale del Comune di residenza del minore) e prescritto una psicoterapia, o comunque, quando è l’Ente affidatario in ambito sanitario a ritenere necessario un percorso psicoterapeutico.
Com'è possibile che uno psicoterapeuta sappia occuparsi di tante differenti forme di malessere e sintomatologie?
Ciò è possibile perché possiamo sinteticamente affermare che tutte le forme di malessere rappresentano specifiche declinazioni di una disarmonica o insufficiente integrazione tra le diverse parti di sé e tra corpo e psiche. Ciascuno di noi è la risultante unica, irripetibile ed emergente delle differenti relazioni significative che si sono intrecciate nella sua vita e che ha interiorizzato come copioni relazionali. Ciò ci rende caleidoscopici: dentro di noi è come se si muovessero differenti personaggi caratterizzati da diversi modi di sentire e di pensarsi, di essere insediati più o meno a loro agio nel corpo, di emozionarsi, di difendersi dal dolore e di porsi nelle nuove relazioni. Lo psicoterapeuta relazionale è allenato a rintracciare con il proprio paziente, e attraverso la relazione emozionata con lui, le sue diverse immagini di sé e i corrispettivi diversi modi di funzionare, non sempre predisponenti al benessere e non sempre capaci di convivere. Lo psicoterapeuta, quindi, grazie alla capacità di disporsi e di reagire al paziente in modi differenti rispetto a quelli che egli ha sperimentato e continua a sperimentare, consentirà al medesimo di trasformare i suoi equilibri interni, di mettere in relazione tra loro i diversi personaggi e di negoziare le loro rispettive istanze o di scegliere consapevolmente tra esse, come avverrebbe in un parlamento di antica tradizione democratica invece che in una litigiosa assemblea condominiale o, peggio ancora, in una rissa fra opposte tifoserie.